IL BLOG DI ANAHATA: LA
LETTURA PSICOSOMATICA DELLA TACHICARDIA E DELLE EXTRASISTOLE Di Filippo Vagli
Da un punto di vista fisiologico
la tachicardia si riferisce ad una frequenza del battito cardiaco a riposo più
accelerata rispetto alla media degli individui (nell’adulto quando supera i
cento battiti al minuto).
L’extrasistole è invece un
disturbo dipendente da un’anticipata contrazione del cuore che altera la
normale ritmicità del battito cardiaco.
Due situazioni in cui il
cuore batte più velocemente del solito o comunque fuori ritmo.
L’organo bersaglio in
entrambi i casi è quindi il cuore, l’organo centrale dell’apparato
circolatorio, una vera e propria pompa meccanica del sangue.
Parlando di sangue e
allargando un po’ il nostro sguardo attraverso un ragionamento di tipo simbolico-analogico,
parliamo di emozioni.
Solamente scomponendo il
sostantivo “emozione” in EMO-ZIONE
possiamo facilmente leggervi un evidente ed immediato rimando al sangue (emo).
Espressioni del tipo:
“quando mi arrabbio mi va
il sangue alla testa”
“quella persona mi emoziona,
mi piace così tanto che mi fa sangue”
“quando ho visto quella scena
ho avuto una gran paura, mi si è veramente gelato il sangue”
“il vero killer non si
emoziona, ha veramente sangue freddo”
e altre ancora, ci
testimoniano il legame indissolubile che esiste tra emozioni e sangue,
E d’altra parte quando ci
emozioniamo per qualcosa non diventiamo forse tutti rossi in viso? Questo
rossore altro non è che il sangue che si è radunato copiosamente nella zona del
volto a fronte dell’emozione che abbiamo provato.
Siamo quindi nel mondo delle
emozioni, un mondo sotterraneo che vive dentro di noi, nei meandri della
nostra parte più profonda, un mondo che vorrebbe emergere, che vorrebbe venire
a galla ma non riesce a farlo, un mondo a cui la nostra parte razionale non
riesce a dare spazio. E spesso ciò accade quando per troppo tempo abbiamo lo
abbiamo messo sullo sfondo anziché dargli lo spazio che avrebbe desiderato.
Ma torniamo a parlare del cuore.
A livello fisiologico il cuore, quando siamo a riposo, dovrebbe
battere con una frequenza madia che si aggira tra i sessanta e i cento battiti
al minuto, così come dovrebbe accelerare il proprio ritmo quando svolgiamo
un’attività fisica rilevante o quando proviamo un’emozione intensa.
Ecco che, se un’accelerazione improvvisa (tachicardia) piuttosto che
un’alterazione della normale ritmicità del battito (extrasistole) avviene
quando non è presente nessuna di queste condizioni, una volta escluse tutta una
serie di gravi patologie che possono determinare tali alterazioni, una lettura
in chiave psicosomatica ci può rivelare alcuni aspetti molto importanti di una
persona.
E’ possibile infatti che il sangue, che come già detto rappresenta il
mezzo attraverso cui si veicolano le emozioni all’interno del corpo, si sia
preso carico di far sentire che questo cuore vuole essere ascoltato.
Magari perché lo stiamo facendo battere troppo “lentamente” rispetto
al ritmo di cui avrebbe bisogno. Oppure perché lo stiamo facendo battere con un
ritmo troppo “regolare”. Forse abbiamo reso la nostra vita un po’ troppo
piatta, un po’ troppo “lenta”, statica, abitudinaria, monotona, con poco
“ritmo”, e il nostro cuore, con i suoi battiti accelerati e/o aritmici viene in
nostro soccorso segnalandocelo.
Quando la nostra vita emozionale è diventata troppo regolare, troppo
piatta è proprio il sintomo, l’extrasistole piuttosto che la tachicardia che ce
lo viene a ricordare grazie alla sua accelerata o al suo ritmo irregolare.
Sintomi che rappresentano un’evidente richiesta di aiuto della nostra
parte più profonda, che avrebbe voglia di un maggior movimento, di meno
regolarità, di qualche schema in meno e di poter spendere giornalmente una
quota di energia maggiore, una carica pulsionale che invece rimane insoddisfatta
al nostro interno.
E’ possibile che il cuore ci stia chiedendo di ritrovare un nuovo
equilibrio, una maggior armonia tra il mondo della “testa”, la razionalità, e
il mondo del “cuore”, inteso come passionalità, istinti, sessualità.
E’ come se avessimo messo una camicia di forza al nostro “cuore”
togliendogli quella parte di libertà, di spontaneità, di spensieratezza, di
gioco, che naturalmente gli apparterrebbe a vantaggio di una cerebralità grazie
alla quale abbiamo la convinzione di poter controllare tutto, anche e
soprattutto le nostre emozioni più profonde, che non ci possiamo permettere di
esternare
Ed ecco che sarà proprio il nostro cuore a segnalarci questi bisogni
profondi di energia e di vitalità di cui la nostra anima ha bisogno di nutrirsi
giornalmente.
Non sono grandi richieste da assecondare. Spesso si tratta
semplicemente di poter trovare qualche spazio nella propria giornata da dedicare
alle proprie passioni, a quello che ci piace fare, a quello che ci fa star bene.
Magari anche a qualche trasgressione, concedendoci di uscire un pochino dagli
schemi abituali, provando a vivere quello che ci viene più spontaneo, un po’
come fanno i bambini quando giocano, immersi nel mondo di fantasia e di magia.
E una volta recuperate e rimesse in prima linea queste nostre parti
così profonde e così autentiche, il nostro cuore non avrà più bisogno di
segnalarci la propria insofferenza accelerando o mandando fuori ritmo i suoi
battiti, perché lo avremo nutrito con quello di cui ha bisogno
Filippo Vagli, Docente dell’Accademia
di Naturopatia Olistica Anahata è Naturopata diplomato con lode presso Riza,
Istituto di Medicina Psicosomatica, Counselor e Life Coach.
Da oltre 25 anni si
dedica allo studio, alla ricerca e alla divulgazione della Naturopatia, della
Psicosomatica, delle Filosofie Olistiche, delle discipline Bio-Naturali e di
relazione di aiuto alla persona.
Nessun commento:
Posta un commento