mercoledì 31 ottobre 2018

IL BLOG DI ANAHATA: IL RACCONTO DELL’ELEFANTE INCATENATO. Una storia che ci insegna a vivere



IL BLOG DI ANAHATA: IL RACCONTO DELL’ELEFANTE INCATENATO. Una storia che ci insegna a vivere
Di Filippo Vagli

L’elefante incatenato è un racconto di Jorge Bucay, psicoterapeuta gestaltico, drammaturgo e scrittore argentino. E’ una storia a due facce: affascinante e nello stesso momento triste, che ci consente di poter fare una serie di importanti riflessioni sulle “catene” che ci tengono imprigionati nel nostro percorso di vita.
"Quando ero piccolo adoravo il circo; ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune… ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire. Che cosa lo teneva legato? Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell’elefante; qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato… allora posi la domanda ovvia: “se è ammaestrato, perché lo incatenano?” Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente. Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell’elefante e del paletto. Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l’elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo. Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui. Lo vedevo addormentarsi sfinito e il giorno dopo provarci di nuovo e così il giorno dopo e quello dopo ancora. Finché un giorno, un giorno terribile per la sua storia, l’animale accettò l’impotenza rassegnandosi al proprio destino.
L’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché, poveretto, crede di non poterlo fare.  Reca impresso sulla sua pelle il ricordo dell’impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare, non ha più messo alla prova di nuovo la sua forza….mai più!
Così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza.
Molto spesso viviamo anche noi come l’elefante pensando e quasi convincendoci che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po’ di tempo fa, ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso “non posso, non posso e non potrò mai”.
L’unico modo per sapere se puoi farcela è provare di nuovo mettendoci tutto il cuore… tutto il tuo cuore!”

Jorge Bucay
Quante volte anche noi ci siamo sentiti come quell’elefante incatenato.
Quante volte pensiamo di avere le potenzialità per “liberarci” dalle nostre catene ma non lo facciamo perché avertiamo che qualcosa ci limita a livello interiore.
Questa storia che ci offre una straordinaria chiave di lettura su quel fenomeno che in psicologia viene chiamato “Impotenza appresa”, una situazione in cui pensiamo che non possa essere fatto nulla per cambiare una certa situazione, per cui non ci proviamo nemmeno.
Ma nella realtà, non è così.
Noi non siamo l’elefantino incatenato, e possediamo una serie infinita di risorse interiori per gestire gli stati d’animo negativi che avvertiamo nei momenti in cui “l’impotenza appresa” si impossessa di noi.
Ma quali sono queste risorse?
In prima istanza dobbiamo credere nel fatto che siamo noi in prima persona che possiamo cambiare una buona parte delle cose che nella nostra vita non vanno. Ovviamente non possiamo cambiare tutto quello che non ci piace; pensare questo significherebbe essere vittime del pensiero magico infantile. Inoltre, è assolutamente controproducente sia in termini di energia spesa che di risultati ottenuti cercare di cambiare cose che non sono sotto il nostro controllo dal momento che tutto ciò provocherebbe un fallimento del nostro tentativo di cambiamento. E l’esito negativo di questa esperienza genererebbe in noi soltanto frustrazione e conseguentemente disistima. Ma possiamo invece cambiare tutte quelle cose che possiamo realmente controllare, tutto ciò che dipende da noi, dalle nostre azioni.
Dobbiamo poi evitare di essere preda dei nostri “ammaestratori”.
Con questo termine ci riferiamo a quelle persone che quotidianamente ci dicono ciò che secondo loro dobbiamo fare. Attraverso questa modalità è come se ci tenessero legati ad un paletto, esattamente ciò che accade all’elefantino, delimitando attraverso la lunghezza di quella corda quello che per loro deve essere il nostro mondo.
E’ evidente che la lunghezza di quel laccio, non solo ostacolerà la nostra evoluzione, la nostra crescita personale, ma la renderà impossibile, e il fine ultimo sarà quello di indirizzare la nostra vita nel verso ad essi più congegnale. Agli “ammaestratori” infatti poco o nulla importa del nostro benessere, della nostra felicità, e tutti i loro sforzi sono finalizzati esclusivamente a mantenere inalterati i loro equilibri.
Frasi del tipo: “Lo dico per il tuo bene”, piuttosto che “Rimani con i piedi per terra, fai come ti dico io” ci rimandano con assoluta evidenza a questo tipo di atteggiamenti, chiaramente manipolatori.
Una volta preso coscienza di tutto ciò, il successivo elemento da considerare riguarda gli errori che commettiamo nella vita.
Dobbiamo infatti cambiare atteggiamento, smettendola di criticarci ogni qual volta sbagliamo qualcosa. Non possiamo martirizzarci per ogni errore commesso. Gli errori non sono delle sentenze mortali, fanno parte della vita di ogni persona, e commettere errori non significa essere dei buoni a nulla.
E’ evidente che per iniziare a ragionare in questi termini sarà di fondamentale importanza circondarsi di persone positive, che possano sostenerci e stimolarci nel nostro percorso di vita e di crescita personale. Le persone che ci vogliono bene infatti, ci sostengono e ci incoraggiano ad andare nella direzione che ci rende felici e che ci rende liberi. Sarà altresì importante evitare la frequentazione di persone negative, pessimiste, che altro non fanno che buttare a terra la nostra energia con le loro previsioni nefaste affossando con tutti i mezzi a loro disposizione i nostri desideri di cambiamento.
Ed infine, non dobbiamo mai dimenticare di “celebrare” le nostre vittorie ogni volta che compiamo qualcosa di buono, che raggiungiamo un nostro obiettivo, piccolo o grande che sia. E lo dobbiamo fare attraverso delle vere e proprie ricompense, regalandoci qualcosa che ci piace, che amiamo: una serata in più con gli amici, una bella cena, un pomeriggio in un centro benessere, un concerto, la visita ad una mostra, tutto ciò che ci restituisce gioia e felicità.
Complimentarsi con noi stessi ogni qual volta facciamo qualcosa di buono, rappresenta lo strumento più propulsivo a nostra disposizione, il miglior trampolino di lancio possibile per aumentare la nostra attitudine ad andare verso una visione ottimistica della vita, offrendoci lo spunto, l’energia, per slegarci dal paletto successivo.
Step by step, senza commettere l’errore del povero elefantino e quindi sradicando il paletto, per evitare di restare al….palo.

 Filippo Vagli, divulgatore Olistico, responsabile didattico e docente dell’Accademia di Naturopatia Olistica Anahata è Naturopata diplomato con lode presso Riza, Istituto di Medicina Psicosomatica, Counselor e Life Coach.
Da oltre 25 anni si dedica allo studio, alla ricerca e alla divulgazione della Naturopatia, della Psicosomatica, delle Filosofie Olistiche, delle discipline Bio-Naturali e di relazione di aiuto alla persona.

 

2 commenti:

  1. Ciao! Qualche anno fa mi sono comprata il libro di Jorge Bucay. Tra le tante storie narrate, l'elefantino incatenato é decisamente la mia preferita e mi ha dato modo di valutare e rivedere aspetti della mia vita inconsci. Grazie

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